Vasco Rossi è pronto per un nuovo tour negli stadi che sarà una lista infinita di sold out. Si direbbe un cantante amatissimo, ma per lui non è così.
A rivelarlo è il rocker di Zocca in un’intervista al Corriere della Sera in cui racconta:
“Sono stato anche molto odiato. Dai perbenisti, dai benpensanti. Mi sputavano addosso per strada. Ero il drogato. Il capro espiatorio dei primi anni ‘80. Il diretto responsabile della diffusione degli stupefacenti perché, secondo loro, le mie canzoni spingevano all’uso della droga”.
La droga ha purtroppo fatto parte a lungo della sua vita e non ha problemi ad ammetterlo:
“Potevo stare tre giorni senza dormire, grazie alle anfetamine. Poi ho capito che le anfetamine sono pericolose. Ho sperimentato la mia psiche, sono entrato nella mia mente, ho fatto un viaggio dentro la mia coscienza. Le sostanze stupefacenti le ho provate quasi tutte, tranne l’eroina. Mettere l’eroina sullo stesso piano della marijuana è criminale, perché così i ragazzi si convincono che si equivalgano, e se lo spacciatore non ha una, allora si può comprare l’altra...”.
Lui per la droga è stato anche in carcere. Nel 1984, infatti, Vasco venne arrestato in una discoteca a Bologna per possesso di cocaina. Furono giorni terribili:
“Cinque giorni di isolamento. Giorni infiniti, minuti lunghissimi. Non passava mai. Cercavo di dormire, mi svegliavo credendo di aver fatto un brutto sogno, infine realizzavo che era tutto vero. Poi altri 17 giorni di galera. Solo De André venne a trovarmi, con Dori. Pannella mandò un telegramma”. Ma da lì cambiò tutto: “Fu l’occasione per resettarmi”.
E poi ci sono le donne, a cui deve tante sue canzoni. Il primo amore fu Paola che descrive come
“una femminista che si era prefissata di distruggermi, e ci è riuscita. Il colpevole di diecimila anni di patriarcato ero io... Dopo di lei, e prima di Laura, mia moglie, è stato solo sesso. Tutte le canzoni in cui sono arrabbiato con le donne me le ha ispirate Paola; dovrei darle i diritti d’autore”.
Uno dei suoi brani più celebri, Albachiara, è invece ispirata da Giovanna, una ragazza
“che vedevo arrivare a Zocca con la corriera. Anni dopo l’ho ritrovata in discoteca e gliel’ho detto, ma lei non ci credeva: ‘Lo dici a tutte perché te le vuoi fare!’. Così ho scritto Una canzone per te”.
Alla fine però è arrivata Laura, sua moglie. È lei il suo vero grande amore:
“Tentai due volte di mandarla via. La prima volta la trovai sette ore dopo, fuori dalla sala d’incisione; non si era mossa da lì. La seconda la trovai fuori di casa, seduta sulla valigia. Pensai che sarebbero venuti i carabinieri ad arrestarmi di nuovo; e me la ripresi. La verità è che l’ho amata dal primo momento in cui l’ho vista. Una passione travolgente”.
Laura gli ha dato Luca, ma Vasco ha anche altri due figli riconosciuti in ritardo con il test del Dna. Lorenzo è figlio di Gabri, che è venuta a mancare pochi giorni fa, e poi c’è Davide. I due sono nati a un mese di distanza nel 1986.
“Riconobbi Davide dopo il test del Dna e versai 5 milioni al mese per il mantenimento. Mi sfogai con l’avvocato Gatti, che mi consolò: ‘È un miracolo, sapesse signor Rossi la fatica che ho fatto io...’”.
Il secondo test, quello per Lorenzo, lo fece perché Gabriella lo aveva chiamato e gli aveva detto che Lorenzo ci teneva.
Proprio pensando a Gabri, si parla della morte. Secondo Vasco:
“L’aldilà non c’è. È tutto qui e ora. Sono sempre stato un materialista. Ma ora i fisici pensano che la materia sia solo un insieme di vibrazioni, e che la coscienza venga prima della materia. È questa la vera immortalità”. Quanto alla sua di fine, ne è certo: “Vorrei morire sul palco”.
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(fonte 105.net)
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