Si intitolava “Sulla porta”, era il Sanremo del 1996, e Federico Salvatore andava all’Ariston per la prima e unica volta in carriera con una canzone diversa dal solito, censurata e motivo di polemiche, come lui stesso racconto: “La censura e la falsa morale mi presero a calci in culo”.
Non solo comico, Federico Salvatore aveva scelto di mostrare un altro profilo in occasione della sua partecipazione a Sanremo. Nel momento in cui il suo successo a cavallo tra il locale e nazionale doveva trovare la consacrazione definitiva e tutti avrebbero scommesso in una canzone ironica delle sue, il cantautore scelse di portare all'Ariston una canzone che esulava completamente da quella parte di repertorio alla quale aveva addomesticato il suo pubblico. Si intitolava "Sulla porta", era il Sanremo del 1996, alla conduzione c'era Pippo Baudo e quella canzone raccontava, semplicemente, di un figlio che decide di dichiarare la sua omosessualità alla madre, consapevole che questo porterà a farsela sbattere in faccia quella porta.
La canzone sorprese, attirò critiche sin dalla vigilia, come lo stesso Salvatore, morto il 19 aprile 2023 a seguito di un lungo periodo di condizioni di salute precarie, raccontava in un video pubblicato sul suo canale Youtube, attraverso il quale ha scandagliato vari momenti della sua carriera:
"Fu una scelta ponderata e precisa. Per non rappresentare solo la comicità e la macchietta, scelsi Sanremo per manifestare la mia passione per la canzone d'autore […] Tutti si aspettavano da me una canzone dai toni ironici. Invece io spiazzai il pubblico con una canzone che trattava la tematica dell'omosessualità".
Come la storia di Sanremo insegna, il palco dell'Ariston è la vetrina giusta per la rottura degli schemi, ma allo stesso tempo un avamposto di conformismo. E così la canzone di Federico Salvatore viene addolcita rispetto alla sua versione originale.
“Mi fu censurata la parola ‘omosessuale’ dal testo, fui costretto a sostituirla con ‘Sono un diverso mamma e questo ti fa male'",
raccontava l'artista, che nel frattempo, data l'incapacità di distinguere l'interprete dalla storia raccontata, alimentava pettegolezzi e dicerie sulla sua sessualità. Sarà lui l'omosessuale della canzone? Un equivoco che per molto tempo Federico Salvatore ha dovuto smentire, per amore di verità più che per pregiudizio.
La censura, tuttavia, ebbe durata limitata:
"Solo la prima e la seconda serata mi auto-censurai perché la terza serata fregandomene della censura cantai il testo originale con la parola ‘omosessuale’. All’Ariston ci fu un applauso da brividi che ancora ricordo e mi emoziona”.
Un applauso di cui c'è testimonianza nei video di quel Sanremo, con Baudo stesso che, salito sul palco a fine canzone, invita Federico Salvatore a guadagnare nuovamente il centro del palco per accogliere la standing ovation in sala. Eppure quello strappo alla regola non lo favorì:
“Dal terzo posto finii al terzultimo posto. La censura e la falsa morale mi presero a calci in culo”.
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