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Il grande bluff delle Icona Pop

Uno dei più grandi fuochi di paglia della discografia degli ultimi dieci anni.

Prendi due ragazze ventenni con una spiccata passione per il divertimento e una vitalità sfrenata. Affidagli una hit nata che parla essenzialmente di questo: di quanto è bello avere vent’anni, fare un sacco di errori, prendere pali in pieno, schiantarsi, infischiandosene di tutto. Fai circolare il pezzo tra addetti ai lavori e protagonisti della scena elettronica e del clubbing, e il gioco è fatto. È l’estate del 2012 quando in Svezia, una delle patrie del pop contemporaneo (a riportare in testa alle classifiche la musica di Stoccolma, quattro decenni dopo gli Abba, ci hanno pensato produttori come Max Martin, Avicii, Alesso, Sebastian Ingrosso, Rami Yacoub, oltre a cantautrici come Zara Larsson, Tove Lo, Robyn, Lykke Li e Loreen, che proprio nel 2012 vince l’Eurovision Song Contest con “Euphoria”), esplode il fenomeno .Icona Pop. Complice una canzone destinata a diventare uno dei più grossi successi degli Anni Duemiladieci, ancora oggi cantata e ballata nei club, ma anche l’unico trionfo del duo, tra le meteore del pop di quel decennio. Caroline Hjelt e Aino Jawo aspettavano la grande occasione da almeno tre anni, lavorando ai loro pezzi sperando che qualche etichetta discografica si interessasse a loro. Non passa molto tempo dalla firma per la Ten Music Group, etichetta indipendente di Stoccolma fondata dall’ex cantante e compositore svedese Ola Håkansson (già frontman della band degli Ola and the Janglers, nel 1986 incise due duetti con l’ex Abba Agneta Fältskog, “The way you are” e “Fly like the eagle”), all’incontro con Charlie XCX, cantautrice britannica che nel Regno Unito si era fatta notare su MySpace finendo per aprire i concerti di Coldplay e Santigold. “I love it” l’aveva scritta per sé, salvo poi rendersi conto che il pezzo non era esattamente nelle sue corde, anche se dimostrava tutto il suo talento da hitmaker di razza (se ne sarebbero accorti tutti un paio d’anni più tardi, con l’exploit internazionale della sua “Boom clap”). È il produttore svedese Patrik Berger, che in quel momento stava lavorando contemporaneamente con le Icona Pop e con Charli XCX, a passare alla cantautrice britannica un beat sul quale quest’ultima scrive “I love it”, prima di rimandare l’idea al musicista chiedendogli di aiutarla a trovare un’altra interprete. Berger ha la soluzione a portata di mano: le Icona Pop. Ma il pezzo non è ancora completo. Va finalizzato, prodotto. E per farlo Caroline Hjelt e Aino Jawo, assidue frequentatrici dei live club e delle discoteche di Stoccolma, si rivolgono al dj e produttore svedese Style of Eye, vero nome Johan Linus Eklöw, punto di riferimento della scena house e techno locale. Eklöw prende il pezzo e rispetto alla demo originale dà a “I love it” un taglio più storto: “Volevamo renderla più punk. Volevamo proprio ricreare quel sentimento che ti porta a infischiartene di tutto”, dicono nelle interviste le Icona Pop parlando della canzone, che racconta di una ragazza che si decide a chiudere una relazione evidentemente tossica con un uomo più grande di lei (“You’re from the 70s but I’m a 90s bitch”, “Tu sei nato negli Anni ’70, ma io sono una stronzetta degli Anni ‘90”, cantano in un verso. Il brano ingrana subito in Svezia, ma ci mette un po’ a conquistare anche gli altri mercati. Negli Usa “I love it” e il fenomeno delle Icona Pop esplode quando il brano finisce in un episodio della serie tv “Girls”, trasmessa dalla Hbo molto popolare in quel periodo, con protagonisti Lena Dunham e un ancora sconosciuto Adam Driver. Complici i vari remix – da quello dei Cobra Starship a quello di Tiësto, passando per quello di Fukkk Offf – il singolo conquista la vetta della Hot Dance/Electronic Songs di Billboard e della Dance/Mix Show Airplay, prima di scalzare nell’estate del 2013 dal primo posto della classifica dei singoli più venduti nel Regno Unito Robin Thicke e la sua “Blurred lines”, altro tormentone di quell’annata, dopo essere stata scelta come sigla di “Snooki & JWoww” di MTV, come canzone dello spot legato al lancio dell’ultimo smartphone prodotto da una nota azienda e di finire nella colonna sonora del videogioco “Need for speed: Most wanted”. Della meteora Icona Pop restano, a distanza di dieci anni, frammenti non di poco conto: oltre 5 milioni di copie vendute a livello mondiale tra streaming e download, per un totale di 27 Dischi di platino vinti (sei dei quali solo in Svezia) e 7 Dischi d’oro. Dal 2012 ad oggi “I love it” ha totalizzato su Spotify qualcosa come 600 milioni di streams a livello mondiale. Per festeggiare il decennale della loro hit quest’anno Caroline Hjelt e Aino Jawo – ancora attive sulle scene, anche se i loro successivi singoli non hanno mai neanche lontanamente sfiorato i numeri di “I love it” – hanno pubblicato una nuova versione del pezzo: “Siamo più mature e decisamente più sicure nel pensare alle cose e nel non prendere tutto così dannatamente sul serio. Siamo diventate delle boss del nostro campo. Ci assicuriamo sempre di avere quella piccola scintilla di ingenuità per mantenere tutto divertente e fresco. Se siamo ancora qui oggi è perché amiamo quello che facciamo”.

(fonte rockol.it)



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