top of page

Oltre il Tempo con i SYBERIA, un Dialogo Intimo tra Sogni, Ricordi e Melodie Eteree

Immaginate un viaggio attraverso il tempo, dove le atmosfere oscure del post-punk incontrano le melodie scintillanti del synth-pop.

Un'odissea sonora che vi trascina in un mondo di emozioni contrastanti, dove la malinconia si fonde con la speranza, e l'energia ribelle si mescola con l'eleganza raffinata. Questo è il mondo dei SYBERIA, una band che ha saputo reinventarsi, trasformando la nostalgia in un'arte musicale avvolgente e senza tempo.

syberia per vikingso music

In questa intervista esclusiva per ViKingSo Music, il leader della band Janko Filipovic ci guida attraverso la loro storia, svelandoci le influenze che hanno plasmato il loro sound unico e i segreti che si celano dietro la loro alchimia musicale.


Preparatevi a essere trasportati in un'altra dimensione, dove i sogni prendono vita e la musica diventa un ponte tra il passato e il futuro.


 

Ciao Janko che piacere rivederti! Oggi andremo un po' più a fondo in questa nostra chiacchierata per raccontare al pubblico di ViKingSo Music l'anima dei SYBERIA.

Per prima cosa, come vi siete incontrati e cosa vi ha spinto a formare la band?


Ciao a tutti gli ascoltatori, il piacere è mio.

Nel 2015, musicalmente parlando, ero fermo da qualche anno. Suono da quando ho 10 anni circa, e già alle Scuole Medie fondai la mia prima band. Praticamente una vita nella musica, col sogno di diventare una celebre Rockstar.

Quando ero adolescente e ormai già relativamente navigato, insieme alcuni amici decidemmo di fondare un gruppo Death Metal e fu un’esperienza incredibile che ancora oggi porto nel cuore. A quei tempi suonavo in un progetto personale di Black Metal che ancora oggi esiste, ma l’alchimia con quei ragazzi, tuttora miei amici, fu così forte e intensa che addirittura mi fece decidere senza esitazione di mettere in stand-by la mia creatura.


Eravamo convinti che ce l’avremmo fatta… ma all’improvviso dopo vari anni la band si sciolse per incomprensioni e visioni contrastanti, e ne rimasi deluso e dispiaciuto.


Entrai a far parte di più gruppi musicali che di volta in volta mi proponevano di unirmi a loro, ma nessuno di questi riuscì a colmare i miei vuoti. O forse semplicemente non si accendeva la giusta scintilla. Per me che avevo assaggiato il sapore della band perfetta, e della ribalta, non era facile.


Fu così che ripresi in mano il mio progetto personale di Black Metal, ma nel frattempo la scena musicale italiana era cambiata, e in parte anche quella mondiale, sempre più distante dalla musica Rock e Metal, e sempre più arida. Decisi che era tempo di prendere una pausa.


Una sera a casa mia, passato qualche anno, un mio amico bassista mi ascoltò suonare con la chitarra acustica alcuni brani che pensò inizialmente fossero di artisti famosi ma che però non conosceva. Rimase stupito nell’apprendere che invece erano mie composizioni scritte negli ultimi anni e lasciate lì nel cassetto.

Chissà che fine avrebbero fatto se il mio amico, un inglese di nome Morris Kane, non mi avesse convinto a rimettere su una band e utilizzare proprio quelle canzoni che tanto lo avevano colpito. Canzoni che ben presto divennero i cavalli di battaglia del gruppo. Ancora oggi.

Per me fu come ricominciare da zero, ma con l’esperienza di tanti anni sulle spalle; ritrovai l’entusiasmo perso e non senza impegno e sacrifici la band a poco a poco presa forma.


Nei primi due anni si susseguirono tanti musicisti, una continua girandola che vide avvicendarsi anche lo stesso Morris, proprio lui che mi aveva spronato e aiutato a creare il gruppo. Ma la verità è che al giorno d’oggi, rispetto a ieri, è davvero difficile mantenere viva una band. Le persone e le loro abitudini sono cambiate. Ogni leader di una band solo per questo meriterebbe un Oscar.


Fu allora che davanti un drink, una notte, col mio migliore amico Tommy Rock, talentuoso e virtuoso tastierista (ironia della sorte anche lui inglese…), decidemmo di unire le forze. Amici fin da ragazzini, ci siamo sempre chiesti come mai non avessimo mai pensato prima di suonare insieme. In vero, semplicemente, i tempi non erano mai stati così maturi fino ad allora.

Licenziai tutti i membri della band e decisi di ripartire solo col mio amico Tommy. Qualche mese dopo una conoscenza in comune ci presentò Alex Lucars, un batterista olandese che aveva proprio quel sound che stavo cercando. Fu proprio in quel periodo che coniai il nome SYBERIA.

Qualcuno dice che 3 è il numero perfetto.  

La storia dei SYBERIA, come di tanti altri grandi gruppi, ne è proprio la prova!

 


La tua formazione musicale è un crocevia di generi, dagli anni '80 al metal. In che modo queste influenze si fondono nel sound dei SYBERIA e come si manifesta questa ecletticità nella vostra musica?


Mi reputo un avido e assiduo ascoltatore di musica, da sempre. Tra i miei passatempi preferiti, quando avevo ancora soltanto 4 o 5 anni, c’era quello di rubare i vinili di mio padre.

Lui era un ragazzo negli anni ‘80 ed era appassionato soprattutto di musica New Wave, al tempo tra i generi di punta. Respiravo l’odore di quei dischi, così caratteristico, mi perdevo in quelle copertine dettagliatissime, leggevo i testi anche se al tempo non ne comprendevo il significato, e fantasticavo nella mia cameretta, i primi sogni, le prime emozioni.


La musica fin da subito è stata la mia amante. In un’epoca in cui non esisteva Internet, e in un paese in cui la cultura musicale è sempre stata sotto le suole delle scarpe, la mia nave scuola fu la collezione di dischi di mio padre, incentrata soprattutto su tutta la scena Wave e il suo sottobosco.


Crescendo, complice il mio animo ribelle e aggressivo, step by step mi avvicinai prima e feci mio dopo tutto il mondo del Rock e del Metal. Ero una spugna e inglobavo ogni informazione potessi, procacciandomi materiale e ricercando risposte alle mie innumerevoli domande e alla mia atavica sete di conoscenza: la biblioteca del paese, le edicole, le collane enciclopediche, i negozi di musica che dovevo raggiungere con i mezzi dato che non erano presenti sul mio territorio, le conoscenze umane, spesso ovviamente più grandi, che potevano aiutarmi coi loro racconti, esperienze, aneddoti, collezioni, i sporadici programmi televisivi dedicati, finanche e infine il cinema, i libri e i fumetti, da sempre correlati al mondo musicale “oscuro”, soprattutto negli anni ‘80 e ‘90.


Nonostante ciò, ero comunque un appassionato di calcio, l’altra mia morbosità, e giocando per la squadra del mio paese fin dalle giovanili, sognavo diventare un calciatore, se non un musicista, e dividevo così le mie giornate tra letture, film, tonnellate di musica, e il campo sportivo.

Da sempre in bilico, eppure perfettamente in equilibrio. Troppo noioso avere una sola lineare via. E anche limitante.


Se mi si domanda quindi quale possa essere la mia principale influenza musicale, o di vita, è normale per me rispondere raccontando di tutto questo bagaglio culturale che mi porto dietro, bagaglio che è nel suo insieme la summa totale delle mie influenze.

E SYBERIA in quanto entità musicale, è una personale parziale proiezione e prosecuzione delle mie visioni, per quanto possibile.

 


Mi parlavi della tua giovinezza, ecco... Come ha influenzato la tua musica, la città in cui sei nato e cresciuto?


Con la mia famiglia ci siamo trasferiti sul litorale Laziale, nella provincia di Roma, quando ero un bambino. Eravamo soli ed io ero solo. In questa solitudine ho iniziato a scavarmi dentro, a conoscermi meglio, a studiarmi.

Ho creato i miei primi mondi artistici e ho allenato la mia mente, predisponendola all’arte, alla magia. Sono cresciuto quindi anche più in fretta, divenendo maturo molto presto, nonostante abbia sempre conservato, ancora oggi, uno spirito da Peter Pan che mi contraddistingue.


A quei tempi la mia famiglia era divisa tra la nuova casa che ci aveva adottato, e la nostra terra di origine che avevamo dovuto salutare, per lavoro. Questo essere sradicato mi ha rattristato, reso malinconico, nostalgico, a volte sofferente. Soprattutto per me, così legato alle tradizioni e alle origini, alle proprie radici, al proprio passato. E ogni festa e ogni conseguente saluto al termine di essa era un ulteriore, nuovo motivo, per sentire la lontananza.

Per motivi scolastici e meriti sportivi, presto divenni parte integrante della società in cui vivevo e vivo, ma la conseguenza di quella solitudine fu che certa malinconia, come fossi stato marchiato dentro, non andò più via. Probabilmente è una predisposizione genetica, ma è anche vero che siamo quello che siamo. O che siamo stati. E quella malinconia che ho dentro e con cui convivo, nonché quella nostalgia perenne del mio passato, vissuto e non, è paradossalmente la mia forza, la mia arte, senza la quale non sarei io. E devo quindi proteggerla.

Oggi porto dentro il mio passato, le mie radici, le mie origini, le mie tradizioni, la mia famiglia, e ne sono fiero e orgoglioso.


Allo stesso tempo ho costruito una nuova casa, una nuova famiglia, nuove radici, nuove tradizioni e un presente che un domani sarà un nuovo passato.

Ho fuso tutto questo e ho costruito una nuova vita che difendo con zanne e artigli, e dentro me continua a convivere la mia malinconia, la mia nostalgia. Così come la neve dei ricordi passati, del folklore di fine ‘800 e inizi ‘900, che si stagliano dentro di me, in un modo strano, per tutti impossibile ma per me familiare, mentre osservo l’azzurro del mare che si unisce a quello del cielo, all’orizzonte dei miei occhi ogni giorno, quando apro la finestra, in questo nuovo posto che è casa mia, e che non è più tanto nuovo.

Un ponte tra il mio ieri e il mio oggi, dove passeggio avanti e indietro da sempre. E per sempre.

 


Il vostro processo creativo sembra un'alchimia tra emozione e tecnica.

Potresti descrivere come nascono i vostri brani, dal momento dell'ispirazione alla fase di arrangiamento?



Solitamente ho una delle mie ispirazioni, legata a un ricordo, una nostalgia, una malinconia. Talvolta magari a una vecchia foto, o ad una visione elaborata nella mia mente, non necessariamente realmente vissuta. Magari una proiezione di un mondo parallelo.

Più raramente può ispirarmi un film, una lettura, un disco del passato e dimenticato dal mondo. Qualcosa che mi accenda dentro.


Prendo la mia chitarra acustica e mi lascio navigare dalle emozioni del momento, buttando giù note e accordi che pizzicano le corde dei miei sentimenti, così come parole e sensazioni. Aneliti.

Quando il brano è terminato lo sottopongo all’attenzione del mio fido Tommy, il mio braccio meccanico, o come lo chiamo affettuosamente io, il mio Terminator musicale.


Insieme lo arrangiamo nei minimi dettagli entrando quindi in una fase metodica e tecnica, ma comunque necessaria per riuscire a rendere reale e professionale un’idea scaturita fuori da un sogno, e che come tale resterebbe quindi troppo poco definita.


In questo processo invece, pur mantenendosi l’atmosfera eterea e poetica, marchio di fabbrica della nostra band, i brani prendono vita delineando in maniera netta i loro confini, i loro mood, i loro messaggi, le loro strutture.

In tal senso io e Tommy siamo lo Ying e lo Yang, il bianco e il nero, Eros & Thanatos, ma allo stesso tempo nell’economia della band indissolubili e indispensabili l’uno per l’altro. Previa l’essenza stessa di SYBERIA.



E per quanto riguarda il vostro sound... Come è cambiato nel corso degli anni?


Negli anni in cui sono stato musicalmente fermo, ebbi un piccolo rifiuto verso tutto quello che fino ad allora aveva caratterizzato la mia esperienza musicale. Fu in quel periodo che tornai indietro a quando ero bambino, a quando mi perdevo nella collezione di vinili di mio padre. Forse per riabbracciare sensazioni pure o forse più semplicemente un richiamo verso un mondo musicale che ho sempre amato e ho sempre voluto abbracciare.


Il sound iniziale era un Post Punk con forti influenze Darkwave. L’irruenza Post Punk poi ha presto lasciato spazio all’eleganza della New Wave e del New Romantic, in una naturale evoluzione rivolta alla ricerca di un sound sempre più raffinato. Con l’entrata di Tommy Rock nella band, e poco dopo di Alex Lucars, in un processo ovvio che ha visto le tastiere e i sintetizzatori sempre più protagonisti, il sound è diventato più marziale, freddo, cibernetico quasi, tanto che in alcune soluzioni possono sentirsi echi di musica EBM.


La mia volontà di cimentarmi poi per la prima volta nella lingua italiana, mi ha spinto per esigenze tecniche a smussare alcuni angoli musicali, rendendo la nostra proposta più accessibile e fruibile, tanto da assumere quindi connotazioni riconducibili al Synth Pop o anche all’Italo Disco.


Qualcuno potrebbe storcere il naso, ma in vero il mondo musicale cosiddetto Wave, come ho sempre amato dire, è come una famiglia allargata che abbraccia varie soluzioni e stringe molte parentele. Negli anni ‘80 si faceva sicuramente meno caso a certe soluzioni stilistiche e si riusciva a far convivere insieme band come The Cure, The Cult, Depeche Mode, Duran Duran, Dead or Alive e Talk Talk, solo per citare alcune tra le più famose, e spesso i fan lo erano indistintamente di tutte queste band.

Il minimo comun denominatore, infatti, era sempre il Post Punk, il genere d’origine che diede il via a tutto.


Oggi invece, soprattutto negli ambienti underground o in quelli molto giovani, vige tra gli appassionati e gli addetti ai lavori una maggiore rigidità che talvolta castra un po’ l’ispirazione di quegli artisti come me che invece hanno desiderio di sperimentare e trovare nuove soluzioni, proprio come si faceva negli ‘80 quando tutto era originale. Spesso credo ci sia anche ignoranza perché chiunque conosca bene questo mondo sa perfettamente quali siano i suoi confini.

Confini che oggi posso dire di aver circumnavigato; infatti, ormai da oltre un anno si è unito a noi Love Vega, chitarrista esperto ma soprattutto amico di vecchissima data.


Con lui la band ha trovato un nuovo equilibrio, rifacendo esplodere vibrazioni Rock e Post Punk che avevamo abbandonato. Il risultato è un Gothic Rock d’annata che ci fa chiudere il cerchio. Un cerchio di fuoco che continuerà a bruciare.

 


Ti è mai capitato di non trovare la giusta ispirazione? Come superi il blocco dello scrittore?


Ad oggi per mia fortuna non ho mai lontanamente avuto questo problema. Anzi devo censurare le mie idee e la mia brama di lavoro, sperimentazione, composizione e desiderio di andare avanti.


Sono come un treno merci in corsa folle che però talvolta deve scontrarsi con le problematiche del caso, come tempo, soldi, aspettative ambiziose, ostacoli di varia natura, logistica e non.

Credo che, se sei una persona piena di vita, con un grande background e la giusta curiosità nelle cose, che ti spinge sempre a voler conoscere ed interessarti, impegnandoti nella tua quotidianità su più fronti anche, difficilmente potrai incappare in un blocco. Magari forse passeggero, per stanchezza fisica, ma niente di più.

 


Quali esperimenti sonori avete intenzione di provare in futuro?


Sono abbastanza convinto del fatto che SYBERIA ad oggi ha trovato una sua precisa collocazione, oggi SYBERIA ha una sua precisa identità.


Aver avuto la possibilità, il coraggio, la forza, la curiosità e il desiderio di sperimentare quanto giusto un ambiente musicale oggi in parte di nicchia ma dal glorioso e ricco passato, ci ha permesso di conoscerci meglio, di capirci meglio, e di crescere soprattutto.

Non credo che tutti abbiano questa fortuna.


Purtroppo per noi però, le dinamiche dello Show Business non si basano soltanto su questo. Ma noi restiamo sereni e attendiamo la nostra possibilità, consci del fatto che saremo pronti, oggi più di ieri.


Cosa ci serba il futuro non lo sappiamo, come nessuno. Ma come ho già detto abbiamo chiuso un cerchio. Un cerchio di fuoco che continuerà a bruciare.


 

C’è un messaggio particolare che volete trasmettere con la vostra musica?


Ti rispondo rubando le parole a quello che io considero il mio stesso manifesto. Comporre musica per me non è mai stato uno sfoggio di virtuosismo, un narcisistico egocentrismo o un obiettivo finale. Comporre musica sin da quando ero bambino per me significa rendere reali le mie emozioni e raccontarle, dargli una forma materiale per quanto possibile, un volto che renda possibile il ponte fra questa realtà e l’altra, più oscura e impercettibile, imperscrutabile.

La mia musica è questo ponte.


Da sempre l’ostacolo più arduo è stato abbattere il muro della razionalità e far credere anche ai più scettici che è possibile tuffarsi in un'altra dimensione, quella onirica dove tutto è possibile, e goderne dei frutti.

Se ci si crede davvero questa dimensione esisterà e prenderà vita, e non importa se soltanto nella nostra testa.

Lo spirito non ha materia, vive in un suo mondo, basterà quindi liberarlo e lasciarlo volare. Solo così potremo vivere un'altra vita, parallela, fantastica. E i SYBERIA sono quell’altra vita… in un'altra galassia lontana anni luce da qui, eppure raggiungibile. Ed è come una specie di magia.


Bisogna abbandonarsi ai propri sogni, a quelle luci che avanzano dalla mente. Non tutti riusciranno perché si necessita di una certa predisposizione mentale, ma il mio lavoro non sarà del tutto compiuto fin tanto che i SYBERIA non siano diventati qualcosa oltre il tempo, non solo per me ma anche per chi come me ha scelto di oltrepassare quel ponte e abbandonarsi all’altro mondo. Almeno per un po’. Ogni tanto.

 


Come è cambiato il tuo approccio alla scrittura e alla produzione nel corso degli anni?


syberia
SYBERIA: biografia, inediti e molto altro.

Anzitutto di pari passo coi tempi che corrono. Quando ero adolescente era un’ovvietà suonare diverse ore al giorno, e poi incontrarsi con la band e provare altrettante ore tutti insieme. Se la prima fase serviva a sperimentarsi, collaudarsi, ispirarsi, ma anche migliorarsi, la seconda era invece un modo per esercitarsi a un imminente concerto, affinarsi, oppure prepararsi alla registrazione di un demo, nel migliore dei casi ad un Extended Play. Solitamente qualcuno portava nella sala prove delle idee maturate in solitaria, e poi tutti insieme partendo da quella base apportavamo contributi e miglioramenti.


Personalmente sono sempre stato molto attivo in questo processo, sia proponendo composizioni sia lavorando alla fase arrangiamentale qualora qualcun altro avesse proposto qualcosa.


Per quanto riguarda i testi invece mi sono sempre preso il mio tempo per elaborare le mie visioni. Solo in pochissimi casi ho cantato liriche non mie.

Il più delle volte mi lascio trasportare dal mood del brano, altre volte invece la base di partenza è proprio un mio testo.

Una volta la musica era molto accomunante, e ogni band quasi sempre lavorava di squadra. Anche la fase della produzione, nonostante ci siano figure professionali preposte a questo compito, era una condivisione di idee e di compromessi da ricercare. Il più delle volte infatti le difficoltà maggiori risiedevano proprio nel trovare il punto di raccordo tra tutti i membri di una band, senza litigare e lavorando per quello che è un bene comune.


Oggi invece esistono programmi di ogni sorta che ti permettono di lavorare da solo, e di avere poi un confronto telematico. E’ perfino possibile registrare un prodotto di qualità comodamente da casa tua, se si hanno mezzi e giuste competenze.

Sicuramente in questa epoca avere un prodotto di qualità tra le mani è più facile che in passato, a scapito ovviamente del calore umano e di tutto quello ne consegue, qualcosa che nessuna macchina potrà mai darti.

Purtroppo la tecnologia ha anche dato voce in capitolo a persone che più che musicisti sono informatici, e che qualche anno addietro non avrebbero mai e poi mai potuto fare musica. Questa è la modernità e personalmente, almeno in questo caso, mi infastidisce.


E a breve con l’avvento dell’intelligenza artificiale potremo davvero mettere la parola fine all’arte. Il rischio è altissimo. Ma alla gente e soprattutto agli adolescenti di adesso tutto questo sembra non interessare.

Le nostre vite sono davvero troppo frenetiche. Ci sono band che si riuniscono soltanto qualche giorno prima di un concerto, per una prova generale. Come potrà mai nascere e consolidarsi in questo modo un alchimia?


Per quanto mi riguarda, sebbene non possa totalmente oppormi ai nuovi tempi di cui tutti ne siamo succubi, nonostante non possa più lavorare pienamente come ho appena raccontato, come quando appunto ero un ragazzino, anche e soprattutto perché debbo interfacciarmi con terzi nonché con la vita di oggi, mi sforzo giorno dopo giorno di conservare le vecchie abitudini, cercando veramente di sfruttare la tecnologia per quello che realmente dovrebbe essere, ovvero un aiuto e un supporto nel campo lavorativo e quotidiano.


Stilisticamente invece, rispetto a ieri, sono più pignolo e attento, e ho messo un po’ da parte l’attitudine Punk in favore di un prodotto finale maggiormente curato e raffinato, ricercando soluzioni eleganti e sofisticate, senza per questo perdere nell’immediatezza che a mio parere e per il mio gusto, nella musica deve essere sempre aspetto preponderante.


Credo quindi che nella mia evoluzione ci sia stato un netto passo in avanti verso l’importanza della produzione e degli arrangiamenti, dello studio del brano, ma anche della classe, laddove un tempo questa era nascosa da una perenne esigenza di ribellione, una necessità di gridare che si tramutava in urgenza aggressiva.

 


Avete un aneddoto divertente o memorabile legato ad un vostro concerto?


Sono cresciuto con idoli anni ‘80. I Mötley Crüe vi dicono nulla?

Quando i miei coetanei ascoltavano lo Zecchino d’Oro io sognavo già d’essere una Rockstar.

E in qualche modo, in un modo diverso, lo sono diventato. La notte, i locali notturni, il ghiaccio secco sparato nella folla danzante, le teste leggere, le lampade stroboscopiche e le luci psichedeliche, il palcoscenico, la musica altissima, la pista gremita, i movimenti al ralenti. Questo è il mio mondo. E ogni nostro concerto è un aneddoto memorabile. Percui adesso se sei curioso o incredulo…  Non ti resta che venire alla nostra prossima data.

Provare per credere.  

 

 

I SYBERIA ci hanno regalato uno sguardo intimo sulla loro anima musicale, un viaggio tra ricordi, emozioni e sperimentazioni sonore.

La loro musica è un invito a superare i confini della realtà, a lasciarsi trasportare in un mondo dove i sogni prendono vita.

Come ci hanno detto, il loro cerchio di fuoco continuerà a bruciare, e noi non vediamo l'ora di scoprire quali nuove melodie ci riserverà il futuro.


Ma c'è di più. La loro musica è un ponte, un varco verso un'altra dimensione, quella onirica, dove tutto è possibile. Un invito a liberare lo spirito, a lasciarlo volare, a vivere un'altra vita, parallela, fantastica.

I SYBERIA sono quell'altra vita, in un'altra galassia lontana anni luce da qui, eppure raggiungibile.

E come dicono loro, 'Provare per credere'. Un invito a varcare quel ponte, ad abbandonarsi all'altro mondo, almeno per un po'.


Quindi, non perdete la loro prossima data!

Lasciatevi trasportare dalla loro musica, dai loro sogni, dalla loro magia.


Perché, come ci hanno insegnato i SYBERIA, a volte, per vivere davvero, bisogna abbandonarsi ai propri sogni, a quelle luci che avanzano dalla mente.


 

PROMUOVI LA TUA MUSICA!

Scouting vikingsomusic artisti emergenti

Compila il modulo qui sotto ed inviaci la tua produzione artistica.

Saremo lieti di valutarla e di farti entrare nella nostra scuderia.

 


Comments

Rated 0 out of 5 stars.
No ratings yet

Add a rating
bottom of page