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POOH: un attimo ancora


La storia dei Pooh non è semplicemente quella di una band, ma un'epopea musicale che ha attraversato quasi sessant'anni di storia italiana, segnando il cuore di intere generazioni.


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Nati a Bologna nel 1966, il loro percorso è una testimonianza di resilienza, innovazione e di un'alchimia artistica che ha saputo resistere alla prova del tempo.


La formazione storica, quella che li ha resi immortali, si è consolidata negli anni Settanta con Roby Facchinetti (tastiere e voce), Dodi Battaglia (chitarra e voce), Stefano D'Orazio (batteria e voce) e Red Canzian (basso e voce). Ognuno di loro ha contribuito con la propria personalità e il proprio talento a creare un suono unico e riconoscibile.


Gli anni della rivoluzione: dal beat al progressive rock

I Pooh hanno iniziato la loro avventura negli anni del beat italiano, ma hanno saputo evolversi rapidamente, dimostrando una curiosità musicale rara per l'epoca. Se i primi singoli come "Piccola Katy" risentivano di quelle influenze, è negli anni successivi che la band ha trovato la sua vera identità, abbracciando sonorità complesse ispirate al progressive rock e al rock sinfonico.


L'album "Parsifal" (1973) è un capolavoro di questa fase: un concept album che unisce parti strumentali complesse, arrangiamenti orchestrali e una scrittura lirica matura, con brani come la title track e la suite di 12 minuti "In Silenzio". Questo approccio ha permesso loro di elevarsi oltre il semplice pop, conquistando anche una fetta di pubblico più esigente e attenta alla qualità musicale.


Il trionfo del pop d'autore: gli anni d'oro e il successo planetario

Con l'arrivo degli anni Ottanta, i Pooh hanno saputo compiere un'altra trasformazione, affinando il loro stile e creando canzoni che sono diventate dei veri e propri inni. Il loro successo non è stato un caso isolato, ma il frutto di una formula vincente: la capacità di unire melodie immediate a testi profondi, scritti da figure come Valerio Negrini e Stefano D'Orazio.


Album come "Boomerang" (1978), "Viva" (1980) e "Palasport" (1982) hanno venduto milioni di copie, mentre singoli come "Chi fermerà la musica", "Tanta voglia di lei" e "Pensiero" sono entrati nel DNA musicale degli italiani. I loro concerti, veri e propri spettacoli maestosi, riempivano gli stadi, testimoniando il loro status di superstar assolute.


La loro fama ha travalicato i confini nazionali, conquistando il Sud America e l'Europa, a dimostrazione del potere universale della loro musica.


La maturità, le sfide e l'eredità che non si spegne mai

Negli anni Novanta e Duemila, la band ha continuato a produrre album di successo, dimostrando una notevole resilienza artistica. L'addio di Stefano D'Orazio nel 2009 ha segnato un momento di grande cambiamento, ma la band ha continuato in tre, portando avanti la propria musica.


La celebrazione dei cinquant'anni di carriera nel 2016 ha visto il ritorno di Stefano D'Orazio e l'ingresso di Riccardo Fogli, storico ex membro, per l'ultimo, grandioso tour "Reunion - L'ultima notte insieme".


Questo tour ha rappresentato la chiusura di un'era, ma il legame con il pubblico non si è mai spezzato. La prematura scomparsa di Stefano D'Orazio nel 2020 ha segnato un momento di grande dolore per la band e per i fan.


Nonostante questo, nel 2023, i Pooh sono tornati a esibirsi in una serie di concerti-evento, a testimonianza che la loro musica è un'eredità che non si può e non si vuole dimenticare. L'annuncio del loro tour negli stadi nel 2024 per celebrare i 60 anni di carriera dimostra ancora una volta che la loro storia è, e sarà sempre, una pagina indelebile della musica italiana.


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