Metrica: La Voce di una Generazione che Trasforma le Paure in Poesia
- ViKingSo Music

- 9 set
- Tempo di lettura: 6 min
Nell'infinita realtà della musica contemporanea, emergono talvolta voci che non si limitano a produrre brani, ma che aprono squarci sull'anima. Sono artisti che non temono di mettersi a nudo, trasformando le proprie fragilità in un'incredibile forza espressiva. E tra questi, Metrica brilla di una luce particolare.

Il suo percorso artistico non è solo una cronistoria di successi e collaborazioni importanti, ma un viaggio interiore, un cammino che lo ha portato dalle strade di un piccolo paese alle porte di Roma fino ai palchi che hanno fatto la storia del rap italiano.
Noi di ViKingSo Music crediamo che la musica più potente sia quella che risuona con la nostra esperienza di vita, e per questo siamo orgogliosi di ospitare un artista che ha fatto della sincerità la sua bandiera.
I suoi testi sono un intreccio di introspezione e poesia, capaci di catturare le emozioni più complesse e di renderle universalmente riconoscibili.
Preparatevi a scoprire l'uomo dietro l'artista, in un dialogo profondo e senza filtri che vi porterà dritto al cuore della sua arte e della sua storia.
Ciao Metrica, bentornato sulle nostre pagine di ViKingSo Music. Ripensando ai tuoi inizi e alla tua evoluzione musicale, c'è un filo conduttore che lega i tuoi primi lavori "Giorno e Notte" e "Parlami di Luca" agli ultimi inediti come “Ctrl C Ctrl V” e “Stesse Paure”? Come descriveresti questo percorso di crescita della tua arte?
Il filo conduttore è sempre stato la fragilità e il modo in cui l’ho affrontata. Nei primi brani come "Giorno e Notte" e "Parlami di Luca" c’era più caos, sfogo e bisogno di raccontare i miei contrasti interiori.
Con "Ctrl C Ctrl V" ho iniziato a trasformare quel disagio in immagini e simboli più universali, mentre in "Stesse Paure" ho imparato a condividerlo e renderlo più intimo ed emotivo. È un percorso che va dal buio alla luce: dai mostri interiori alla consapevolezza che la musica e le relazioni possono dare calore e forza.
La tua carriera nel rap è iniziata a 14 anni. Qual è stato il motore di questa precoce passione? C'era un modello o un'ispirazione specifica in quel periodo?
Ho iniziato a scrivere a 14 anni perché avevo bisogno di uno sfogo. La musica era il mio modo per mettere ordine dentro al caos, più che imitare qualcuno.
Certo, ascoltavo tanto rap e mi affascinavano gli artisti che riuscivano a raccontarsi senza filtri, ma più che un modello era proprio la voglia di trovare una mia voce.
Il tuo singolo "Un’Altra Occasione” è stato un successo. A distanza di tempo, cosa rappresenta per te questo brano e come lo presenteresti a chi non l'ha ancora ascoltato su Spotify?
"Un’Altra Occasione" per me è una canzone che racchiude le notti più difficili, quando sei solo con i tuoi pensieri e cerchi un segnale per non mollare. Le stelle cadenti nel ritornello sono proprio quel segnale: la speranza che, anche dopo le cadute e gli errori, ci sia sempre una possibilità di rialzarsi.
A chi non l’ha ancora ascoltata direi che è un brano diretto ed emotivo, che mescola rabbia e poesia, e che può parlare a chiunque abbia bisogno di crederci ancora una volta.
Conosciamo bene la tua versatilità, che spazia tra trap, old school rap, pop e drum n' bass. Come si traduce questa apertura stilistica nei tuoi nuovi inediti e pensi che questa varietà possa intercettare un pubblico più ampio magari incuriosendo chi apprezza diversi generi?
La mia versatilità nasce dal bisogno di esprimere emozioni diverse: ci sono momenti che chiedono la crudezza dell’old school, altri che richiedono la leggerezza del pop o l’energia della drum’n’bass.
Nei miei nuovi inediti questa apertura si traduce in brani più liberi, dove non mi chiudo in una sola etichetta ma lascio che sia il mood a guidarmi.
Credo che questa varietà possa raggiungere persone con gusti diversi, ma soprattutto mi permette di non limitarmi e di essere autentico.
Crescere a Montelibretti, un piccolo paese alle porte di Roma, ha influenzato la tua sensibilità artistica e il tuo modo di vedere il mondo, che poi traspare nei tuoi testi? Ci sono immagini o esperienze di quel periodo che ritornano spesso nella tua scrittura?
Crescere a Montelibretti ha avuto un grande impatto su di me. Venire da un posto piccolo ti fa sentire a volte isolato, ma allo stesso tempo ti regala immagini forti, come le notti passate sui muretti o i silenzi delle strade vuote.
Nei miei testi ritorna spesso questa dimensione: la solitudine, il desiderio di fuga, ma anche il bisogno di appartenenza.
In un mio vecchio brano, per esempio, raccontavo di me bambino che giocava in piazza con gli amici: sono scene semplici ma che ti restano dentro e danno autenticità a quello che scrivi.
Aprire concerti per artisti affermati come Sfera Ebbasta, Vacca e Coez ti ha messo a contatto con realtà musicali diverse. Cosa hai imparato da queste esperienze a livello umano e professionale? C'è un aneddoto particolare che ti va di condividere?
Aprire i concerti di artisti così diversi è stata una scuola enorme. Da ognuno ho imparato qualcosa, sia a livello musicale che umano. Mi ha insegnato soprattutto l’umiltà, perché quando apri sai che il pubblico non è lì per te.
Una volta però, a Roma, mi è successa una cosa incredibile: c’erano più persone venute per me che per l’artista principale. Non parlo di migliaia, saranno state una cinquantina, ma per me è stata una dimostrazione d’affetto enorme.
Ti dico la verità: ci sono rimasto quasi male io, perché ero un fan sfegatato, sono cresciuto con quelle canzoni, e ritrovarmi in una situazione così era surreale. Per rispetto non dirò mai di chi si tratta, perché una serata storta capita a chiunque.
Sappiamo che hai nuovi brani pronti, spaziando tra diversi generi. Potresti darci qualche anticipazione su queste nuove sonorità?
Nei nuovi brani sto continuando a sperimentare. Ci sarà sempre la mia parte rap più diretta, ma anche aperture melodiche diverse. Per ora non ci sono pezzi drum’n’bass, invece ho lavorato su un brano synthwave che porta atmosfere nuove rispetto al mio solito. Quello che posso anticipare è che i singoli che usciranno saranno tutti diversi tra loro, ognuno con un vestito unico: mi piace l’idea che chi mi ascolta non sappia mai esattamente cosa aspettarsi, ma trovi sempre la mia identità nei testi.
Guardando al futuro, quali sono i tuoi obiettivi principali per la tua musica? C'è un traguardo specifico che ti piacerebbe raggiungere?
Il mio obiettivo principale è continuare a crescere, sia come artista che come persona. Non inseguo per forza un traguardo numerico o una classifica, ma il desiderio di arrivare a più persone possibili con la mia musica e di riuscire a trasmettere emozioni vere.
Infine, se dovessi consigliare tre brani del tuo repertorio già presenti su Spotify a un nuovo ascoltatore per farsi un'idea del tuo percorso, quali sarebbero e perché?
In realtà il consiglio che darei è di ascoltarli tutti e lasciarsi trasportare da quello che colpisce di più. Scrivo su beat molto diversi e spesso affronto temi che a volte si intrecciano, altre volte si contrastano.
Questo permette a chi mi ascolta di immedesimarsi liberamente: ognuno può ritrovare un pezzo di sé in un brano diverso.
Devo ammettere però che il pezzo a cui sono più legato non è ancora presente nella mia libreria Spotify, quindi il meglio deve ancora arrivare.
Questa intervista con Metrica non è stata solo una chiacchierata sulla musica, ma un viaggio nel cuore di un artista che ha fatto della sua vulnerabilità la sua più grande forza.
Abbiamo ascoltato la storia di un ragazzo che ha trovato nel rap non un'imitazione, ma uno sfogo, un modo per dare ordine al caos interiore. Dalle notti solitarie di Montelibretti alla dimostrazione d'affetto di un pubblico inaspettato, ogni passo del suo percorso è stato guidato dalla ricerca di autenticità.
Metrica ci ha mostrato come la crescita artistica e quella personale siano indissolubilmente legate, e come il coraggio di esplorare nuove sonorità, dal synthwave al pop, sia un riflesso del suo desiderio di non porsi limiti.
Il suo obiettivo non è una classifica, ma la connessione umana, la capacità di trasmettere emozioni vere e di arrivare a più persone possibili. Questo è ciò che rende la sua musica così speciale per noi: celebrare gli artisti che, attraverso la loro arte, riescono a parlare direttamente all'anima fino a farla vibrare.
Siamo convinti che il meglio debba ancora arrivare, e non vediamo l'ora di continuare a seguire l'evoluzione di Metrica.
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Foto: web
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